Il tema del doppio nei fumetti Disney

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Il doppio è un vero e proprio topos nella letteratura.

Gli esempi sono tantissimi: da Stevenson a Wilde, da Pirandello a Calvino, tanto per citare qualche nome. Naturale che anche il fumetto, in quanto letteratura per immagini, si sia largamente servito di tale tematica: con questo articolo voglio analizzare l’utilizzo del tema del doppio nei fumetti Disney presentando cinque storie in cui esso risulta particolarmente significativo. Inutile dire che l’articolo contiene spoiler, quindi siete avvisati.

Topolino contro Topolino (Walsh/Gottfredson, 1953)

Il doppio con Topolino e Miklos

Non è facile trovare una storia tanto classica, tanto paradigmatica sul tema del doppio. Già nel 1937 lo stesso Gottfredson, insieme a De Maris e Osborne, aveva realizzato la stupenda Topolino sosia di Re Sorcio, ma in quell’opera il dualismo non aveva la stessa valenza conflittuale e drammatica che invece Topolino contro Topolino possiede. Il sosia malvagio sfrutta subdolamente la sua somiglianza con Topolino per rubargli ogni cosa, incluse le amicizie e gli affetti. Solo Pluto non si lascia ingannare dal perfido trasformista e viene per questo segregato e maltrattato. Miklos, il topo grigio, si presenta dunque come una vera e propria immagine al negativo di Topolino, identico nell’aspetto ma dalla personalità diametralmente opposta. Uno spietato criminale disposto a ingannare e uccidere per raggiungere il suo obiettivo. Un villain da manuale.

Paperino e il torneo monetario (Barks, 1956)

Il doppio con Paperone e Cuordipietra

Stavolta il sosia in questione non è esattamente un doppio malvagio. Nella sua storia d’esordio infatti Cuordipietra Famedoro è più una sorta di “altro Paperone; come spesso succede nella sua produzione, Barks fa esordire questo personaggio senza dargli una caratterizzazione ben definita, rendendolo sostanzialmente identico a Paperone sotto ogni punto di vista: la ricchezza, l’aspetto fisico, persino la mania per l’accumulo che si rivela essere il filo conduttore di questa bella storia. Solo in seguito, quando l’Uomo dei Paperi deciderà di riprendere Cuordipietra, inizierà a dotarlo della personalità autonoma e malvagia che tutti conosciamo. Nel Torneo monetario invece è proprio l’identico modo di pensare e di agire dei due avversari a costituire il fondamento comico e narrativo. La loro sfida si risolverà… grazie a un pezzo di spago in più.

Zio Paperone e la triplicità progressiva (Cimino/Carpi, 1971)

Il doppio (triplo) con Paperone

Cosa succederebbe se Paperone avesse tre diverse personalità? Facile, inizierebbe a farsi concorrenza da solo fino all’autodistruzione. Questa è l’idea di fondo su cui Rodolfo Cimino costruisce una delle sue storie più brillanti e geniali. Anche qui abbiamo un sosia, o meglio, due sosia: la decisione di Paperone di impersonare a turno nell’arco della giornata tre differenti soggetti per gabbare il fisco finirà per ritorcerglisi contro, con esiti devastanti (per lui) ed esilaranti (per noi). Il tipico senso pratico del Paperino ciminiano – con l’aiuto di un solido martello – risolverà la situazione. Il doppio (triplo!) è questa volta all’interno del protagonista, dando vita a un surreale dramma psicologico senza riscontri nell’ambito dei fumetti Disney. Il tutto condito dai disegni di un Giovan Battista Carpi in formissima.

PKNA #2 “Due” (Sisti/Mastantuono/Mottura, 1997)

Il doppio con Uno e Due

Prendete un computer talmente potente da essere un’intelligenza artificiale dotata di pensieri e sentimenti autonomi, e avrete Uno. Dotate Uno di una copia di backup dalle stesse capacità e date a questa copia di backup una personalità frustrata e rancorosa a causa della sua ausiliaria natura di “soluzione d’emergenza”, e otterrete Due. Tra i più memorabili ed iconici villain di PKNA, Due è un sosia psicologicamente profondo: la sua cattiveria deriva da un sotterraneo desiderio di autoaffermazione. Si potrebbe dire che, se Uno rappresenta la parte positiva e creatrice dell’anima di Everett Ducklair, Due ne incarna quella negativa, distruttrice. Due opposti apparentemente inconciliabili. Ma, al termine della saga, sarà proprio la piena comprensione del doppio malvagio, l’assimilazione del proprio io negativo, a consentire a Uno di diventare, finalmente, un individuo completo.

Topolino allo specchio (Mastantuono, 2001)
Il doppio con Topolino e Troppolino

Sì, un’altra storia con il sosia malvagio di Topolino. Ma… quale “sosia”? A ben vedere, Troppolino non è poi così identico al nostro, anzi. Certo, questa brutta copia del Topo ha come obiettivo quello, che già fu di Miklos, di sostituirsi all’altro. Solo che in questo caso, invece di fingere di essere Topolino, il sosia adotta un’altra tattica. Inizia a mostrarsi migliore di lui in tutto: nel risolvere casi, nell’aiutare la gente, persino nel rapporto con gli amici. Cosi facendo ottiene il rispetto e la fiducia di quelle persone grazie alle quali Topolino trova la forza per andare avanti. Gli intenti criminosi del doppio vengono alla fine vanificati, ma non è questo il punto. Le azioni di Troppolino provocano nel protagonista l’emergere di sentimenti negativi che mai ci aspetteremmo. Topolino arriva a odiare il sosia, a meditare azioni di vendetta. Azioni di cui si vergogna, sì, ma che è comunque tentato di compiere. Mastantuono mette Topolino allo specchio: e il sosia malvagio che ne viene riflesso è ciò che hai dentro di te. Questa storia è un vero capolavoro psicologico e introspettivo. E poi, le vignette finali sono da antologia.

Stefano Crosazzo

Immagini © Disney

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