Noi ventenni paperoni siamo uniti da una passione comune, quella per paperi e topi Disney.
Siamo, però, anche accomunati anagraficamente da qualcosa di più totalizzante, di cui siamo la generazione zero: i social network.
Alzi la mano dunque chi, dopo aver letto sotto la prima pagina di una storia particolarmente interessante di Topolino “Soggetto e sceneggiatura di Nome Cognome e Disegni di Nome Cognome”, non abbia cercato su Facebook, Instagram e similari, la mente e il braccio dietro quelle vignette così speciali.
A me è capitato svariate volte.
Nutrendo il sogno di diventare un giorno sceneggiatore del Topo, ho perlustrato i social e trovato gli autori che più mi piacevano, per chiedere loro consigli e delucidazioni.
Ma c’era molto di più.
C’erano delle persone rispettabilissime e simpaticissime che hanno, se vogliamo, reso ancor più bella la mia passione per Topolino.
Ovviamente sarebbero potuti essere anche persone orribili e ciò non avrebbe tolto un’oncia di valore alle storie, che tanto mi avevano emozionato, ma scoprire tanta bella umanità è stato edificante.
Questo preambolo per dire che uno dei primi cercati sui social dal sottoscritto è stato Giorgio Salati: uno sceneggiatore che, con storie come Topolina 20802 e poi Zio Paperone e la sfida da 50$, mi ha entusiasmato per la sua capacità di far calare i personaggi Disney nella nostra quotidianità, facendo fare loro i conti con difficoltà economiche e sociali, senza mai rinunciare a un’ironia pungente.
Ovviamente Salati ha scritto molte altre storie per il Topo. Cento tonde tonde per l’esattezza.
E quest’anno è anche il quindicesimo di attività per lui con il fumetto più amato da noi ventenni paperoni.
Quale migliore occasione dunque per augurare a uno dei miei autori preferiti (e credo di molti altri lettori come me) altre cento di queste storie.
Che dico. Altre mille e più, trovando ogni volta una nuova gag da spanciarsi.
Perché allo sceneggiatore brillante dietro la vignetta corrisponde l’uomo educato e simpaticissimo.
E un fan non può chiedere di meglio.
P.S.: quella qui sopra è la primissima vignetta della primissima storia di Salati ed è stata pubblicata dallo stesso autore su Facebook.
Mattia Grossi