Piccolo dizionario delle onomatopee Disney (prima parte: A-E)

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immagine senza onomatopee

Piccola premessa prima di affrontare l’argomento onomatopee Disney. Potete saltarla se non siete appassionati di premesse. Personalmente, lo sono.

Da quando abbiamo aperto questo sito, ogni mio sforzo è stato impegnato nella gestione dello stesso (neonato e bisognoso di cure, poverino) e nella correzione degli articoli dei nostri straordinari collaboratori. Da sempre nutro però una vera passione per la scrittura, dunque non vedevo l’ora di avere un po’ di tempo per contribuire in prima persona a questa grande avventura redigendo io stesso qualcosa. Che poi l’abbia trovato all’una e ventotto di notte, ora locale, è un altro discorso.

L’occasione richiedeva un tema di un certo livello, da trattarsi con serietà e rigore. È proprio per questo motivo che comincerà il mio percorso editoriale su VentenniPaperoni.com con un vocabolario scemotto con definizioni gioconde. 

Onomatopee Disney: ecco il nostro dizionario

Il tema in questione sono le onomatopee. Esatto: le onomatopee. Cosa sono le onomatopee, si chiederà il lettore poco esperto di parole che finiscono con due “e”? Ci viene in aiuto l’irreprensibile enciclopedia Treccani: “Le onomatopee (chiamate anche fonosimboli) sono parole o gruppi di parole invariabili che riproducono o evocano un suono particolare, come il verso di un animale o il rumore prodotto da un oggetto o da un’azione. Tra le più comuni relative ad animali ci sono quelle molto diffuse nella lingua dei e per i bambini bau, miao, grrr, chicchirichì”.

Come avere ancora dei dubbi? Chicchirichì è l’onomatopea del gallo, dato che ne riproduce il verso. Chiaro come il sole.

ventenni paperoni libro

Il problema di come rendere un suono su carta stampata è però concreto

Non si tratta solo di far intuire versi di animali o effetti sonori, ma anche di ideare veri e propri “versacci” tipici che costituiscono parte integrante del lessico dei personaggi. In questo senso, i fumettisti disneyani sono stati tra i più creativi e prolifici in assoluto.

Se chicchirichì, bau, miao, bang e crash sono onomatopee diffuse e usate in qualsiasi tipo di fumetto o poesia futurista, ce ne sono altre particolarmente legate al fumetto disneyano o addirittura usate esclusivamente dagli sceneggiatori di Paperi e Topi. Il mio compito quest’oggi è erudirvi sul significato dei fonosimboli più presenti a Paperopoli e Topolinia. Sfizioso, eh? Chicchirichì, verrebbe quasi da esclamare. Contenete pure l’emozione: cominciamo subito.

*%&@^!!!onomatopee senza lettere

Nonostante non si tratti di una vera e propria onomatopea, non poteva mancare in questo compendio una simile raffinatezza. Si tratta dell’ingegnoso escamotage grafico che i fumettisti Disney usano per far pronunciare oscenità irripetibili a Paperi e Topi senza incorrere in denunziequerele.

A

AH AH


Classica risata disneyana. È più gustosa di un semplice EH EH, ma meno dei più ricercati OH OH e UH UH. Spesso è divisa da punti esclamativi (AH! AH!) o virgole (AH, AH!).

Classica risata disneyana. È più gustosa di un semplice EH EH, ma meno dei più ricercati OH OH e UH UH. Spesso è divisa da punti esclamativi (AH! AH!) o virgole (AH, AH!).

AHRahr ahr ahr è una delle onomatopee

È la malefica (?) e grassa risata di Pietro Gambadilegno, noto ex tabagista. Solitamente la si vede ripetuta due o tre volte, ma non appare mai da sola.

È la malefica (?) e grassa risata di Pietro Gambadilegno, noto ex tabagista. Solitamente la si vede ripetuta due o tre volte, ma non appare mai da sola.

ANF

ANF descrive un’estrema stanchezza fisica. Paperi e Topi la usano mentre sono impegnati in fatiche indicibili o dopo averle compiute, stramazzati al suolo più morti che vivi. ANF è un sospiro, un’ultima esalazione di vitalità ormai esaurita, uno sbuffo stanco e avvilito. È molto duttile in quanto può essere adoperata da sola, raddoppiata (o, comunque, moltiplicata) o affiancata dalla sua sodale PANT.

ARGHargh è un onomatopea

L’ARGH annuncia un disastro avvenuto, con relativo grido di disperazione e/o mancamento di colui che argheggia. È una versione estesa del più comune AAHHH (numero di A e di H variabile) e gli si possono anteporre più A. Regola generale per l’onomatopeologo inesperto: maggiore il numero delle A, maggiore il livello di catastrofe.

B

BAHbah è una delle onomatopee

Onomatopea tipicamente italica, usata per esprimere di volta in volta insofferenza, delusione, scetticismo, incredulità. Uno dei suoi più celebri e creativi utilizzi si trova nel classico noir di Romano Scarpa, Topolino e l’unghia di Kalì, in cui diventa uno degli elementi chiave del caso da risolvere.

BAM

Il BAM è usato per rendere un colpo sordo ma molto forte. Può trattarsi di qualcuno che bussa alla porta con particolare veemenza, colpi di martello o addirittura di arma da fuoco (anche se più sovente resi con BLAM).

BANF

È un’onomatopea usata per indicare sfinimento. BANF lo dice chi non ne può più. È indifferente se ciò avvenga per mancanza di energie o pazienza residua (o di entrambi).

BA-WOOM

BA-WOOM e simili sono utilizzati per rendere colpi d’arma da fuoco particolarmente pesante. Se ne trova un esempio nella barksiana “Paperino e la banda dei segugi“, la prima storia in cui compare la Banda Bassotti.

BEEP (o POOT)

  1. Rumore di clacson. In quel caso, si può usare anche POOT (vedi immagine).
  2. Diodi robotici che emettono sussulti e vibrazioni. Definizione futurista. Insomma, qualcosa di relativo ai robot. Non siate esigenti.

BERK (più rari: ERK e BEK)

La prima onomatopea del Dizionario usata esclusivamente dai Paperi. BERK (o ERK, o BEK) indica infatti un berciare starnazzante e anatresco che può esprimere sorpresa, rabbia o stizza. Di solito appare nelle storie scritte da Guido Martina.

BLAM (o un più banale BANG)Blam

Colpo di arma da fuoco, solitamente antiquata. Spingarde, archibugi, cannoni e lupare fanno BLAM. La si trova spesso in vignette in cui compare un alterato zio Paperone o un tranquillo Dinamite Bla(m). La si può usare anche per rendere colpi di percussione particolarmente potenti. Nella vignetta allegata, un esempio.

BLEAH

Il BLEAH indica un disgusto profondo e sentito, ma anche il malcelato disprezzo per una scena romantica e/o stucchevole. Es. “Vieni qui, Paperonuccioooo!” “Bleah! Vade retro, romantica paperastra!”

BLERRRBler

Pernacchiona particolarmente cattiva e irriverente. Affine a PRRR.

BLET BLET (o BLET-BLET e BLET)Blet-Blet

Onomatopea usata praticamente solo dal vate Andrea Fanton nei suoi capolavori. Tuttora il significato preciso resta oscuro. Il BLET BLET cambia valenza a seconda del contesto e non può essere racchiuso nello sterile linguaggio umano. È una parola universale che simboleggia il tutto, è un grido di gioia e di disperazione, di libertà e schiavitù, di angoscia e meraviglia. Un solo BLET, invece, parrebbe rifarsi più univocamente al suono dello sputo (simile a SPUT, dunque) o a un’ammissione di sconfitta e sconforto.

BOF

Il BOF è il verso di chi sbuffa con aria di sufficienza e presunta superiorità. Si boffa quando un esimio collega studioso non è d’accordo con la tua brillante tesi appena espressa, o quando un certo nipote ha un’idea a prima vista un po’ insulsa. Insomma, il BOF è usato da chi si ritiene superiore e accoglie in malo modo quanto proferito dall’interlocutore. È un sospiro stizzito, ma al contempo tronfio. Es. “Devo contraddirvi, caro il mio egregio collega…” “BOF!”

BONK (o BONG e derivati)

Spesso usata per rendere il tonfo di un oggetto contundente sbattuto contro un recipiente vuoto. Un esempio a caso: il bastone di Paperone contro il cranio di Paperino.

BROOOMM (BROAAMMM, ecc.)

Un rombo impressionantemente potente. Come quello di un aereo o dell’esplosione del Krakatoa (se il caporedattore non avesse avuto sensibilità per la sanità mentale dei suoi amati lettori e ce l’avesse fatto sentire).

BUAZZZ (ma anche BERRR o BUARK)

BUAZZ

Onomatopea tipicamente usata da Guido Martina, esprime un’esplosione di stizza e di rabbia inespressa fino a quel momento. Un BUAZZZ prelude ad azioni pericolose e, forse, sragionate. State attenti quando un vostro amico sbotta con un BUAZZZ: fossi in voi comincerei a fuggire. L’unica cosa che gli si può opporre con efficacia è l’altrettanto minaccioso ROARRR, che tratteremo più avanti. Un famoso esempio proviene dalla storia Paperinik il diabolico vendicatore, di Guido Martina e G.B. Carpi, in cui appaiono anche le altre versioni del versaccio citate tra parentesi.

BUM (ma anche BOOM e BUMMM)Bummm

BUM è un’onomatopea straordinaria che può avere diversi significati, ma non così scollegati da essere catalogati come estranei l’uno all’altro. Fa BUM qualcosa che esplode fragorosamente: un palloncino, un colpo di cannone, una mongolfiera o i lapilli dalla bocca di un vulcano. Ma fanno BUM (spesso moltiplicando la M finale) anche i personaggi quando vogliono evidenziare una presunta castroneria dell’interlocutore. Ah, sì: BUM, raddoppiato, è anche il nome del signor Ghigno.
Es. “Al college ero il papero più desiderato! Un vero schianto!” “BUMMM!”

BZZZAP (o ZAP e derivati)

Un lampo o uno schiocco elettrico fa BZZZAP (o ZAP). Se ne possono notare vari esempi in Zio Paperone e il robopapero, dove per l’appunto c’è un robopapero che si diverte a friggere gli altrui portapiume a colpi di elettricità. Talvolta, si può rendere con un più raro – e sofisticato – CRACKLE.

BZZZ (o BUZZ)

  1. Fa BZZZ un elettrodomestico in funzione. Spesso lo si usa per rendere il linguaggio di Edi, l’assistente di Archimede Pitagorico. Es. BZZZ BZZZZZZ BZZ.
  2. Può fare BZZZ anche un insetto ronzante, spesso fastidioso.

C

CAÌ (o CAÌN)Cain

È il pianto o il grido di dolore di un canide. Nella già citata “Paperinik il diabolico vendicatore“, Paperino tira un calcione al povero S.A.L.I.P., che emette il peculiare caìn. I nipotini non mancheranno di esprimere il loro disappunto con uno sfizioso gioco di parole.

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CARASH (CRASH, SKATACRASH e derivati)Crash

Laddove il CRASH indica notoriamente l’andare in pezzi di qualcosa  (vetri, cristalli e simili, ma anche autoveicoli), la A inserita tra la C e la R vuole rimarcare la gravità della distruzione appena avvenuta e riferirsi esclusivamente a materiali vetrosi. SKATACRASH  è invece una versione evoluta e più violenta del classico CRASH, ed è usata quando qualcosa crolla rovinosamente o viene distrutta in modo particolarmente maldestro.

CHOPChop

Dall’inglese to chop, tagliare, si utilizza per rendere la cesura netta di qualcosa. Si usa di solito per rendere il taglio della legna o l’ingresso del piccone del giovane Paperone nei ghiacci del Klondike.

CHOMP

Dall’inglese to chomp, masticare, descrive appunto la masticazione. Non l’avreste mai detto, eh?

CLANG (e CLING, CLONG e derivati)Clang

CLANG (e CLING, CLONG e derivati)

CLANG è il rumore metallico per eccellenza. Si usa per rendere movimenti robotici o colpi su superfici metalliche. CLING (e la variante CLINK) è di solito più usato per piccoli tintinnii, quali quelli dovuti alle monetine. Allegata, un’esauriente spiegazione dell’uso del CLANG.

CLIC (e derivati)

CLICK, CLICK, CLAC e derivati si rifanno solitamente a scatti di interruttori, pressioni di tasti o innesto di leve. Insomma, si tratta dei classici rumori di innesti meccanici.

COFF (o COUGH/CUGH)Coff

COFF, spesso raddoppiato, è l’onomatopea della tosse. Quando si tossisce, si fa COFF o COUGH.

CRACK

  1. Il rombo di un tuono durante un temporale, particolarmente violento, che spezza la dolcezza del suono della pioggia. Quanta poesia, eh?
  2. L’incrinarsi irreparabile di pareti, vetri, costruzioni. Segno di catastrofe imminente.
  3. Si vocifera sia l’onomatopea preferita di Paperoga.

CREEEK (o CREEAK, ecc.)

una delle onomatopee presenti nella Saga di Paperon de Paperoni

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Uno scricchiolio sinistro, spesso di porte coi cardini non oliati. A volte si usa anche per rendere il rombo del tuono o lo spezzarsi del ghiaccio, nella sua versione CREEAK.

CRUNCH

Dall’inglese to crunch, sgranocchiare, indica lo sgranocchiare. Altra onomatopea non esattamente originale, ma comunque molto presente nei fumetti Disney. Li sentite i brividi lungo la schiena?

D

DEHpaperino giornalista

Non è una onomatopea vera e propria, ma non potevo esimermi dall’inserirla. Non ha esattamente a che fare con l’intercalare toscano, ma la utilizza Paperino in “Paperino e l’insolito remake” per darsi un tono da attore consumato. Semplicemente esilarante.

DING (e DANG/DONG)

Tintinnio metallico. A seconda dell’onomatopea scelta, varia l’intensità della percussione e le dimensioni della fonte sonora. Un DING lo fa un leggero tocco su un campanello, un DANG lo può fare la campana di una mucca, mentre il DONG è più indicato per le campane di una cattedrale.

DLENG (o SDLENG e derivati)

DLENG (di solito moltiplicata) è un allegro scampanellare di ferraglia, ma può essere usata anche per descrivere tonfi metallici. L’anteposizione della S vuole sottolineare che la scampanellata in questione è particolarmente arrogante.

DRRRRIN (vedi anche RRRRING)drin è una delle onomatopee classiche

Il DRRRIN è inequivocabilmente il trillo di una sveglia, un campanello o un telefono che suonano. Insomma, un suono piacevole e sempre ben gradito.

DUM-DE-DUM

Il DUM-DE-DUM, rigorosamente scritto con questa grafia, è un sostituto di qualsiasi elaborato musicale esistente. Si rifà a tutto e a niente. Il DUM-DE-DUM è il fischiettio di Biancaneve, una canzone di Bob Marley, un singolo di Skrillex. Poco importa cosa sia: ciò che è sicuro è che chi dum-de-dummeggia stia canticchiando allegro tra sé e sé.

E

paperino eek

EEK

Uno stridio terrorizzato. Un grido acuto intriso di terrore e raccapriccio. Questo è lo EEK, che personalmente è una delle mie onomatopee preferite. Più utilizzata in America, ma comunque presente anche nelle storie italiane.

EH EH

La risata disneyana più classica. Equivale al nostro ridacchiare sotto i baffi e/o gongolare per qualcosa. Vedi AH AH per le modalità di utilizzo.

EHM

Onomatopea classicissima. Si dice EHM quando non si sa che cosa dire, ma si vuole comunque dire qualcosa. È un tentennamento. Lo si può dire anche prima di formulare effettive frasi, per prendere tempo. Si ehmeggia anche nella vita reale, quindi non fate finta di non aver capito. Ehm.

EMPFTmacchianera dice empft (onomatopee)

Altro marchio di fabbrica del vate Fanton insieme a BLET e GNEEE. Rappresenta tutto e niente, indisposizione, disprezzo, stizza, indignazione, ma anche fatica. Una specie di unione tra UMPF e BANF. EMPFT.

ET-CHOO (diverse grafie: AH-CHOO, ECCIÙ, ecc.)

L’onomatopea dello starnuto (più bello: sternuto).

Amici, direi che per questa puntata possiamo fermarci qui. Proseguiremo con la seconda parte di questo piccolo dizionario ripartendo dalla lettera F.
Prima del saluto di commiato, però, ci tenevo a fare qualche precisazione sulle “regole” di questa sfilza di articoli sulle onomatopee Disney.

In primis, tutte le onomatopee qui trattate sono realmente apparse in almeno una storia Disney. Parrebbe superfluo scriverlo, ma so che su internet nulla lo è. Quindi, lo preciso. Non mi sono inventato nulla. Il mondo è un posto meraviglioso, no?

In secondo luogo: so di aver dimenticato diversi fonosimboli. Non era mio interesse trattare banalità come CLOP o CROAK. Non siamo il sito della Treccani e non vogliamo diventarlo. Siamo VentenniPaperoni.com, e mi piaceva fare una selezione ragionata delle più comuni ed esilaranti onomatopee Disney. Ho cercato dunque di scegliere quelle più peculiari di questo tipo di fumetto, o di dare una definizione disneyana di un fonosimbolo più inflazionato (vedasi BLAM o BEEP).

Spero che abbiate apprezzato il tentativo e l’impegno. Alla prossima!
Chicchirichì!

LA SECONDA PARTE (F-M) DEL PICCOLO DIZIONARIO DELLE ONOMATOPEE DISNEY

LA TERZA PARTE (P-Z) DEL PICCOLO DIZIONARIO DELLE ONOMATOPEE DISNEY

Mattia Del Core

Immagini © Panini Disney

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